Una antenna, nelle telecomunicazioni, è un dispositivo elettrico atto a trasmettere e/o ricevere onde elettromagnetiche: le antenne forniscono al ricevitore un segnale elettrico proporzionale al campo elettromagnetico in cui sono immerse, oppure viceversa irradiano, sotto forma di campo elettromagnetico, il segnale elettrico fornito loro da un trasmettitore.
Esse sono quindi quei dispositivi o sottosistemi che rendono possibili le telecomunicazioni, ovvero le comunicazioni a distanza non cablate (wireless) attraverso sistemi di telecomunicazioni.
Per poter trasmettere sulle frequenze radioamatoriali, è necessario un apparato radio adeguato. La radio è collegata ad un’antenna di dimensioni inversamente proporzionali alla frequenza utilizzata.
Le antenne più utilizzate sono il dipolo, la Yagi, la quad, la delta loop ed i loop magnetici, mentre per le bande più alte si usano anche le parabole.
Le antenne si classificano in direttive e omnidirezionali. Le prime permettono di aumentare l’intensità del segnale trasmesso (in gergo tecnico si parla di guadagno espresso in decibel) concentrandolo nella direzione in cui si trova la stazione ricevente. Esempi di antenne direttive sono le classiche antenne televisive.
Le antenne omnidirezionali, invece, hanno la caratteristica di ricevere e trasmettere con un lobo di radiazione la cui sezione orizzontale (parallela al terreno) è un cerchio. Dotate di un minore guadagno rispetto alle direttive, vengono solitamente utilizzate sulle stazioni mobili oppure quando non si conosce la posizione della stazione corrispondente. Le antenne dei telefoni cellulari e quelle delle autoradio sono esempi di antenne omnidirezionali.
La frequenza su cui si trasmette determina la lunghezza d’onda, normalmente identificata dalla lettera greca λ (lambda). È calcolabile, espressa in metri, facendo la divisione tra 300.000.000 (m/s = velocità della luce approssimata) e la frequenza espressa in Hz. Ad esempio 300.000.000 / 3.750.000 Hz dà come lunghezza d’onda 80 metri esatti e proprio per questo la banda che va da 3,5 a 3,8 MHz viene chiamata banda degli “80 metri”. Analogo risultato si ottiene dividendo 300 per la frequenza espressa in MHz.
Per realizzare il collegamento tra radio e antenna si usa solitamente un cavo coassiale.
La radio, il cavo coassiale e l’antenna devono avere la stessa impedenza caratteristica e solo in questo caso si ottiene il massimo trasferimento di potenza (dalla radio all’antenna in trasmissione e dall’antenna alla radio in ricezione): è di fondamentale importanza la qualità del cavo coassiale perché un cavo di elevata qualità, e del quale durante l’uso vengono mantenute il più possibile le caratteristiche dichiarate dal fabbricante, riduce le perdite di potenza, ed annulla o riduce il pericolo di disturbi ad altri impianti radioelettrici, compresi gli impianti di ricezione televisiva. L’impedenza assunta oggi come standard per i ricetrasmettitori è pari a 50 ohm, diversa da quella degli impianti televisivi, che è invece di 75 ohm.
È il caso di osservare che mentre il trasmettitore ha dei problemi (osservabili e facilmente misurabili) se la potenza erogata non arriva tutta all’antenna (riscaldamento, emissione di interferenze), la stessa cosa avviene per il segnale che arriva dall’antenna e che sarebbe utile arrivasse tutto al ricevitore. L’adattamento d’impedenza è dunque importante sia per il ricevitore che per il trasmettitore.
fonte : wikipedia